Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/31

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SOPRA DANTE 27

te, la quale io ho lungamente desiderata. Ma io ho compassione a voi, carissimi amici e compagni della mia colpa; perciocchè in non dubito punto, che, come noi perverremo a Pigmalione, il quale sapete è avarissimo, egli farà crudelmente me e voi morire. Nondimeno se vi piacesse con meco insieme fuggirvi, e lontanarvi dalla sua potenza, io vi prometto di non venirvi mai meno ad alcun vostro bisogno. La qual cosa udendo i miseri marinai, quantunque loro paresse grave cosa lasciar la patria, nondimeno temendo forte la crudeltà di Pigmalione, agevolmente s’accordarono a doverla seguire in qualunque parte ella diliberasse di fuggire. Dopo il quale diliberamento, piegate le prode delle navi al ponente, pervennero in Cipri, dove quelle vergini che alla marina trovarono, persolventi secondo il costume loro i primi gustamenti di Venere, a sollazzo e eziandio a procrear figliuoli de’ giovani che con lei erano, fece prendere e porre in su le navi. E similmente ammonito nel sonno un sacerdote di Giove, che in quella contrada era, con tutta la sua famiglia ne venne a lei, annunziando grandissime cose dover seguire in onore della loro successione di questa fuga. Poi quindi partitasi, e pervenuta al lilo affricano, costeggiando la marina de’ Massuli, in quel seno del mare entrò con le sue navi, dove ella poco appresso edificò la città di Cartagine. E quivi estimando il luogo esser sicuro alle navi, per dare alcun riposo a’ marinar faticati prese terra: dove venendo quelli della contrada, quale per desiderio di vedere i forestieri, e quale per guadagnare recando delle sue derrate, cominciarono