Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/89

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SOPRA DANTE 85

predette, non dimostra l’autore che in questo cerchio si punisca, anzi si punisce troppo più giù, come si vedrà nel canto decimoquinto del presente libro. È il vero, che quantunque in queste spezie si distingua questo vizio, e che l’una meriti vie maggior pena che l’altra, non appare però nel supplicio attribuito al lussurioso 1’autore punire una più gravemente che un’altra; ma noi dobbiamo credere, quantunque distinte non sieno le pene, quella che egli attribuisce a tutte, dovere più amaramente priemere coloro che più gravemente hanno commesso. Ma deducendoci da queste più generali dimostrazioni, a quelle che più particular sono, dico, che perciocchè il peccato della carne è naturale, quantunque abbominevole e dannevole sia, e cagion di molti mali, nondimeno per la opportunità di quello, e perchè pur talvolta se ne aumenta la generazione umana, pare che meno che gli altri tutti offenda Iddio; e per questo nel secondo cerchio dell’inferno, il quale è più dal centro della terra che alcuno altro rimoto, e più vicino a Dio, vuole l’autore questo peccato esser punito: l’origine del quale, secondochè di sopra è mostrato, par che sia nell’attitudine a questa colpa datane da’ cieli, la quale parrebbe ne dovesse da questo scusare, se data non ci fosse stata la ragione, la quale ne dimostra quel che far dobbiamo, e quel che fuggire; e oltre a ciò il libero arbitrio, nel quale è podestà di seguire qual più gli piace: e quantunque questa attitudine n’abbia a rendere inchinevoli a ricever le forme piaciute, e quelle desiderare e amare, nondimeno se ’l calor naturale, ed eziandio l’acci-