Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/97

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SOPRA DANTE 93

Cui vates, horrere videns jam colla colubris,
Melle soporatam, et medicatis frugibus offam
Objicit: ille fame rabida tria guttura pandens
Corripit objectam, atque immania terga resolvit
Fusus humi, totoque ingens extenditur antro etc.

Noi passavam. Qui comincia la terza parte di questo canto, nella quale l’autore trova un Fiorentino, il quale gli dice qual peccato in questo terzo cerchio si punisca: e oltre a ciò, d’alcune cose addomandato da lui il dichiara: dice adunque: Noi passavam, Virgilio e io, su per l’ombre ch’adona, cioè prieme e macera, La greve pioggia, la quale in quel luogo era, come di sopra è mostrato, e ponevam le piante, de’ piedi,

Sopra lor vanità, che par persona.

Altra volta è detto, gli spiriti non avere corpo, ed essere agli occhi nostri invisibili, ma in questa opera tutti gli mostra l’autore essere corporei, imitando Virgilio, il quale nel sesto dell’Eneida fa il simigliante; e questo fa acciocchè più leggiermente inteso sia, figurando essere corporee le cose che incorporee sono, e i loro supplicii: la qual cosa non si potrebbe far tanto che bastevole fosse, se questa maniera non tenesse: nondimeno mostra che, quantunque in apparenza corpi paiano, non essere in esistenza, dicendo lor vanità che par persona e non è: il che come addivenga, pienamente si dimostrerà nel canto trentacinque del Purgatorio, dove questa materia si tratta. Elle, cioè quell’anime. giacean per terra tutte quante, Fuor ch’una, ch’a seder si levò sicchè appare