Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/17

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SOPRA DANTE 9

seguita poi, che per la città del foco, cioè per la citta di Dite, ardente tutta d’eterno fuoco,

Vivo ten’vai così parlando onesto,

cioè reverentemente, come poco avante faceva parlando a Virgilio,

Piacciati di ristare in questo loco,

quasi voglia dire, tanto che io ti possa vedere, e possati parlare.

La tua loquela ti fa manifesto,

esser, Di quella nobil patria, cioè di Fiorenza, natio.

Alla qual forse fui troppo molesto.

Guarda colui che parla di dover piuttosto per queste parole ritenere l’autore, come davanti il prega; conciosiacosachè volentieri ne’ luoghi strani, sogliano l’un cittadino l’altro voler vedere, e ancora volere udire, quando da alcuna singular cosa son soprappresi, come qui faceva quella anima dicendo, forse essere stato alla città dell’autore troppo molesto; e dice avvedutamente qui questo spirito, forse, perciocchè se assertive avesse detto sè essere stato troppo molesto alla sua città, si sarebbe fieramente biasimato, in quanto alcuno non dee contro alla sua città adoperare, se non tutto bene; conciosiacosachè noi nasciamo al padre e alla patria, e il biasimare sè medesimo è atto di stolto; e perciò disse lo spirito, forse, suspensivamente parlando, volendo questo, forse, s’intenda per l’esser paruto a molti lui essere molesto, al giudicio de’quali per avventura non era da credere, siccome al giudicio de’ guelfi, siccome di nemici, non parea da dover credere