Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/218

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210 COMENTO DEL BOCCACCI

Ma quello ’ngrato popolo, e maligno,

il quale è oggi divenuto fìoreniino e chiamalo ingrato, per certe operazioni precedenti da esso fatte verso coloro i quali l’avevano servito e onorato, e quasi trattolo di servitudine e di miseria; e perciocchè il popolo, secondo il romano costume, è universalmente tutta la cittadinanza di qualunque città, acciocchè di tutti i Fiorentini non s’intenda essere questa infamia d’ingratitudine, distingue dicendo, sè dire di quel popolo maligno,

Che discese di Fiesole ab antico,

Fiesole, secondochè alcuni vogliono, è antichissima città, e quella dicono essere stata edificata da non so quale Atalante, de’ discendenti di Jafet, figliuolo di Noè, prima che altra città d’Europa, la qual cosa creder non posso che vera sia; nondimeno chi che si fosse l’edificatore, o quando, ella fu secondo città mediterranea assai notabile: e secondochè questi medesimi dicono, avendo seguita la parte di Catelina, quando congiurò contro alla salute pubblica di Roma, fu per i Romani disfatta, e parte de’ suoi cittadini ne vennero ad abitare in Firenze, la quale per i Romani in quelli medesimi tempi si fece, e fu abitata di Romani: e così fu abitata primieramente di questi due popoli, cioè di Romani e di Fiesolani. Poi vogliono che in processo di tempo Firenze fosse disfatta da Attila flagello, e la detta città di Fiesole reedificata, e così quelli Fiesolani che in Firenze abitavano, essersi tornati ad abitare nell’antica loro città: poi susseguentemente essendo imperador Carlo Magno, affermano Firenze essere stata contro al piacere dei