Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/231

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SOPRA DANTE 223

bro, o non avuto a prezzo, niun ricordo sarebbe di lui; e per questo possiam vedere, la fama essere una vita di molti secoli, e quasi dalla presente, nella quale secondo il corpo poco si vive separata; e similmente dalla eterna, nella quale mai non si muore: e questo fa dirittamente contro a molti, i quali scioccamente dicono, che la poesia non è facultà lucrativa; perciocchè in questo dimostrano due loro grandissimi difetti, de’ quali l’uno sta nello sciocco opinare, che non sia guadagno altro che quello che empie la borsa de’ denari; e l’altro sta nella dimostrazion certissima che fanno, di non sentire che cosa sia la dolcezza della fama; e perciò m’aggrada di rintuzzare alquanto l’opinione asinina di questi cotali. Empiono la borsa o la cassa l’arti meccaniche, le mercatantie, le leggi civili e le canoniche; ma queste semplicemente al guadagno adoperate, non posson prolungare, nè prolungano un dì la vita al guadagnatore, siccome quelle che dietro a sè non lasciano alcuna ricordanza o fama laudevole del guadagnatore. Ricerchinsi l’antiche istorie, ispieghinsi le moderne, scuotansi le memorie degli uomini, e veggasi quello che di colui, il quale ha atteso ad empiere l’arche d’oro e d’argento si trova: trovasi di Mida re di Frigia, con grandissimo suo vituperio: trovasi di Serse re di Persia, con molta sua ignominia: trovasi di Marco Crasso, con perpetuo vituperio del nome suo: e questo basti aver detto dell’antiche: delle più ricenti non so che si trovi. Stati sono, per quel che si creda, nella nostra città di gran ricchi uomini, ritrovisi se egli si può, il nome d’al-