Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/241

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SOPRA DANTE 233

quasi voglia dire, perciocchè questo ne fa assai maravigliare. E acciocchè esso renda l’autore liberale a dover far quello che addomanda, prima che la risposta abbia di ciò che egli addomanda, nomina i compagni suoi e sè, dicendo,

Questi, l’orme di cui pestar mi vedi,

dice di colui che davanti gli andava, l’orme del quale conveniva a lui che il seguiva, correndo, pestare, cioè scalpitare, Tutto, cioè posto, che nudo e dipelato vada, perciocchè le fiamme, le quali cadevano accese, gli avevano tutta arsa la barba e’ capelli, e però dice dipelato, Fu di grado maggior, di nobiltà di sangue, e di stato e d’operazioni, che tu non credi, vedendolo cosí pelato e cotto:

Nepote fa della buona Gualdrada,

cioè figliuolo del figliuolo di questa Gualdrada, e così fu nepote. Questa Gualdrada, secondochè soleva il venerabile uomo Coppo di Borghese Domenichi raccontare, al quale per certo furono le notabili cose della nostra città notissime, fu figliuola di messer Bellincion Berti de’ Ravignani, nostri antichi e nobili cittadini: ed essendo per avventura in Firenze Otto quarto imperadore, e quivi per fare più lieta della sua presenza andato alla festa di san Giovanni, e in delta chiesa avvenne che insieme con l’altre donne cittadine, siccome nostra usanza è, la donna di messer Berto venne alla chiesa, e menò seco questa sua figliuola, chiamata Gualdrada, la quale era ancor pulcella: e postesi da una parte con l’altre a sedere, perciocchè la fanciulla era di forma e di statura bellissima, quasi tutti i circunstanti si rivolsero a riguar-