Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/56

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48 COMENTO DEL BOCCACCI

fidenza che l’uno uomo prende dell’altro, per singulare amicizia congiuntogli: Onde, cioè, e perciò, nel cerchio minore, de’ tre sopra detti, Ov’è il punto, cioè il centro, Dell’universo, più volte s’è di sopra detto, il centro della terra essere centro di tutto il mondo, cioè del cielo ottavo e degli altri cieli e degli elementi tutti, in su che Dite siede, fondata siccome tutte l’altre città e edificii, i fondamenti delle quali, se con diritta linea si tireranno al centro della terra, tutti si troveranno sovra quello essere fondati o fermati: o puossi intendere per lo Lucifero, il quale ha quel medesimo nome, secondo i poeti, che ha la citta sua, cioè Dite, il quale come nella fine del presente libro si vedrà, dimora sì in sul centro della terra bilanciato, che egli non può nè più in su farsi, nè più in giù scendere; perciocchè il più in giù non v’è: adunque secondochè l’autor vuole in questo cerchio ultimo, Qualunque trade, cioè fraudolentemente adopera contro a colui che di lui si fida, in eterno è consunto, cioè tormentato. E così ha ottimamente l’autore distinti e dichiarati i tre cerchi, i quali Virgilio dice essere sotto a quei sassi, i quali presente a sè gli dimostra. Ed io: maestro. Qui comincia la terza parte del presente canto, nella quale l’autore muove un dubbio a Virgilio, domandando perchè i peccatori, che ne’ seguenti cerchi sono, sieno puniti dentro alla città di Dite, che quegli de’ quali di sopra ha parlato; e primieramente concede, assai bene essere stato dimostrato da lui quello che detto è de’ tre cerchi inferiori, dicendo,

Ed io: maestro, assai chiaro procede