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96 | LA TESEIDE |
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Certo, rispose Palemone allora,
Il veggio; ma non so se ha saettato
L’uno, che non ha più ch’uno in man ora.
Arcita disse: se el m’ha piagato,
In guisa tal che di dolor m’accora,
Se io non son da quella dea atato.
Allora Palemon tutto stordito
Gridò: omè! che l’altro m’ha fedito.
18
A quell’omè la giovinetta bella
Si volse destra in su la poppa manca;
Nè prima altrove che alla finestrella
Le corson gli occhi; onde la faccia bianca
Per vergogna arrossò, non sapend’ella
Chi si fosson color: poi fatta franca,
Co’ fiori colti in piè si fu levata,
E per andarsen via si fu inviata.
19
Nè fu nel girsen via senza pensiero
Di quell’omè, e benchè giovinetta
Fosse, più che non chiede amore intero,
Pur seco intese ciò che quello affetta:
E parendole pur ciò saper vero
D’esser piaciuta; seco si diletta,
E più se ne tien bella, e più s’adorna
Qualora poi a quel giardin ritorna.