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LIBRO TERZO | 103 |
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Così costor, da amore affaticati,
Vedendo quella donna, il loro ardore
Più lieve sostenean; po’ ritornati,
Partita lei, nel lor primo furore,
In lor conforto versi misurati
Sovente componean, l’alto valore
Di lei cantando; e per cotale effetto
Ne’ lor mali sentieno alcun diletto.
39
E non sapendo ben chi ella fosse
Ancora, un dì il lor fante chiamaro,
Al quale Arcita tai parole mosse:
Deh dimmi per Amore, amico caro,
Sa’ tu chi sia colei che dimostrosse
L’altrieri a noi cantando tanto chiaro
In quel giardino? O l’ha’ tu mai veduta
In altra parte, o è dal ciel venuta?
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E ’l valletto rispose prestamente:
Quest’è Emilia suora alla reina,
Più ch’altra che nel mondo sia piacente:
La quale, perch’è ancor molto fantina,
Al giardin se ne vien sicuramente
Senza fallir giammai ogni mattina:
E canta me’ che mai cantasse Apollo:
Ed io l’ho già udita e però sollo.