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120 | LA TESEIDE |
2
Grand’era l’acqua, il vento e ’l balenare
Quel dì ch’Arcita si partì d’Atene,
Dal termine costretto dell’andare,
Posto che ’l dove e’ non sapesse bene:
Ma non pertanto sol per soddisfare
A Peritoo (avendo ancora spene
Del ritornar), dolente a capo chino
In ver Beozia prese il suo cammino.
3
Poco era Arcita d’Atene partuto,
Quand’egli a’ suoi scudieri: amici cari
Io non intendo d’esser conosciuto
Mentre che duran questi tempi amari:
Perocchè forse, se fosse saputo
Là dove fossi, i’ non viverei guari;
E però non Arcita, ma Penteo
Mi nominate in questo tempo reo.
4
E poi col tempo iniquo cavalcando
Lo innamorato Arcita, si voltava
Ispesse volte la città mirando;
E quindi lei veduta sospirava,
Seco sovente così ragionando:
Deh quanto puote amor! poichè mi grava
Partir del loco ch’io dovrei odiare,
Se degnamente volessi operare.