Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
LIBRO QUARTO | 121 |
5
E quinci alla cagion che a ciò ’l traeva,
Ciò era Emilia bella e grazïosa,
Subitamente l’animo volgeva;
Onde con voce alquanto più pietosa,
Fra sè parlando, misero diceva:
O nobile donzella, ed amorosa
Più ch’altra fosse mai, esempio degno
Delle bellezze dell’eterno regno;
6
Dove, partendom’io contra volere,
Posto che tu giammai non fosti mia,
Essendo io tuo, ti lascio, o bel piacere?
Perchè non m’era la prigion men ria,
Potendo alcuna volta te vedere,
Ch’avere il mondo tutto in mia balia
Senza di te, cui io più che me amo,
Nè altra cosa ch’al mondo sia bramo?
7
Deh se io fossi in la mia libertate
Dimorato in Atene tanto, ch’io
Un poco pur la tua novella etate
Avessi, oimè, accesa del disio
Del quale io ardo, credo, in veritate,
Che sentirei il lungo esilio mio
Con men dolor, sentendo que’ sospiri
In te per me ch’i’ ho per te, e’ disiri.