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122 | LA TESEIDE |
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Ma tu appena non conosci amore,
Non che tu m’ami, e però non ti cale
Del mio intollerabile dolore;
Nè puoi compassione al mio gran male
Portare: e ciò che dammi duol maggiore,
E con asprezza più il core assale,
È che mi par vederti maritata
Ad uom che mai non t’avrà più amata.
9
E così ’l mio fedele e buon servire
Sarà perduto, ed angosciosamente
Lontan da te mi converrà morire:
Deh or foss’io pur certo solamente
Che per tal morte tu dovessi dire,
Certo costui mi amò ben fedelmente;
E’ me ne incresce: poi dove ch’i’ gissi,
Altro che ben non credo ch’io sentissi.
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O lasso a me, or che vo io cercando
Ne’ sospir dispietati ed angosciosi,
Che vanno ognora in me multiplicando,
Ciò ch’essere non può? O tenebrosi
Regni di Dite, se alcun tormentando
In voi tenete, dite che si posi,
Poichè vivendo i’ son colui che porto
Sol, pene più che altro vivo o morto.