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LIBRO QUINTO | 155 |
14
E subito così cambiò ’l pensiero,
E chiamò Panfil di cui si fidava,
E disse: amico mio, sappi per vero
Che troppo qui lo dimorar mi grava:
E però fa’ che il mio disire intero
Venga, se puoi, sì ch’io di questa prava
Prigion mi parta, e possa conquistare
Per arme Emilia, se e’ si può fare.
15
Questo pensier di nuovo m’è venuto,
E senza fallo il metterò ad effetto;
E se e’ fia per ventura saputo,
Prima che sia con l’opera perfetto,
Da me si dica che sia proceduto
Ciò che farai: ched e’ mi fia diletto
Morire anzi che stare in tal tormento,
Perocch’io fo il dì ben morti cento.
16
Panfil rispose: caro signor mio,
Morir per voi a me sarebbe vita:
E però penserò sì ch’al disio
Di voi dar possa l’opera compita:
Avvegnane che puote omai, che s’io
Ne dovessi morir, darovvi uscita
Di questo luogo: onde vi confortate,
E di cor lieto alquanto v’aspettate.