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LIBRO QUINTO | 157 |
20
E’ non è guar che qui venne Alimeto
Di medicina maestro sovrano,
Uom d’alto senno e di vita quieto,
E so che desso fu nostro Tebano:
E puogli l’uom ben dire ogni segreto,
E da lui prender buon consiglio e sano:
Questi ei fornirà il nostro fatto,
Per mio avviso; e udite in che atto.
21
Che voi vi infingerete esser malato,
In sul mutar che le guardie si fanno:
Ed io avraggio bene lui informato,
Ed avvisato dello nostro inganno,
E incontanente a voi l’avrò menato,
Perchè de’ curi voi del vostro affanno:
Ei vestirà gli panni miei, e voi,
Siccome mastro, vi vestite i suoi.
22
E senza fare alcun dimostramento
Con lui fuor ve n’uscite baldanzoso,
E me lasciate qui senza pavento
In vostro loco, e dite ch’io riposo;
Essi non fien di tanto avvedimento,
Che vi conoscan se voi uscite oso:
Poi se Arcita volete soletto,
Voi ’l troverete nel lieto boschetto.