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LIBRO QUINTO | 167 |
50
E pognam pur che tu fossi in amore
A Teseo com’io sono, è tua credenza
Che le volesse te dar per signore?
Tu se’ ingannato; egli ha più alta intenza:
I’ sono stato e son suo servidore
Quant’esser posso, e sto sempre in temenza,
Dove che sia, pur di rimirarla:
E tu come ardirai di domandarla?
51
E se io qui con fè ti promettessi
Di non amarla, credi tu che fare
Con tutto il mio ingegno io lo potessi?
Certo piuttosto senza mai mangiare
Crederei viver, che d’amarla stessi:
E amore non si può così cacciare
Come tu credi: e poco ama chi posa,
Per impromessa, d’amare una cosa.
52
Dunque che vuoi pur far? Combatteremo,
E colle spade in man farem le parti
Di quella cosa che noi non avemo:
Deh perchè lasci tu così abbagliarti
Al tuo folle consiglio? Oimè che temo
L’impedimento tuo, se non ti parti
Prima che ’l giorno sia: nè sicur sono,
S’i’ son riconosciuto, di perdono.