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LIBRO QUINTO | 177 |
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E sopravvenne lì subitamente,
E s’arrestò vedendo i cavalieri;
Ma conosciuta fu immantinente
Da ciaschedun delli due buon guerrieri:
Gli qua’ però non ristetton niente,
Ma ne divenner più forti e più fieri,
Sì si raccese in ciaschedun l’ardore
Della donzella, che amavan di core.
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Ella si stava quasi che stordita,
Nè giva avanti nè indietro tornava;
E sì per maraviglia era invilita,
Ch’ella non si moveva e non parlava:
Ma poi ch’alquanto fu in sè reddita,
Della sua gente a sè quivi chiamava,
E similmente ancor chiamar vi feo
A veder la battaglia il gran Teseo.
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Il quale assai di maraviglia prese
Chi fosson questi due che combatteano;
Ed a mirarli lungamente intese,
E stima ben che gran mal si voleano,
Quando considerava ben l’offese
Che essi insieme tra lor si faceano:
Ma poi ch’egli ebbe assai ciascun mirato,
Cavalcò oltre e lor si fu appressato.
bocc. la teseide | 12 |