Pagina:Boccaccio - La Teseide di Giovanni Boccaccio nuovamente corretta sui testi a penna, 1831.djvu/217

Da Wikisource.

LIBRO SESTO 199


38


A cui dal lato pendeva sinestro
     Uno scudo assai rozzo per lavoro,
     Nel qual pareasi Atlantide silvestro
     Fatto, Argo ingannar col suo sonoro
     Nuovo strumento, e lui uccider destro
     Vi si vedeva ancor senza dimoro:
     Eravi ancor quando divenne Geta
     Per far del padre la volontà cheta.

39


Eravi ancor ciò che per Erse fece,
     Ed altre opre di lui v’eran distinte,
     Le qua’ per brevità qui dir non lece:
     Ma pur tra l’altre da parte dipinte
     L’opere sue già fatte dritte o biece:
     Eran le braccia sue al collo avvinte
     Di Carmenta, di cui Evandro nacque
     Nel tempo ch’ella ’n Cilleno a lui piacque.

40


In cotal guisa co’ suoi rugginoso
     Dell’arme e del sudor venne in Atene:
     E benchè bel non paia, valoroso
     Chiunque il vede veramente il tene;
     E fe’ , del modo suo non borïoso
     Ma umíle, parlare a tutti bene:
     Ben s’ammiraron della condizione
     Chiunque il vide a sì fatto barone.