Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
200 | LA TESEIDE |
41
Vennevi Peritoo, che dalla madre
Ancor le guance senza pelo avea:
Questi con veste di drappi leggiadre
Di biltà tutto nel viso splendea
Bianco vermiglio, e colle luci ladre
Chi rimirava con amor prendea:
E biondo assai vie più che fila d’oro,
Incoronato di frondi d’alloro.
42
Nè crede alcun che sì bel fosse Adone
Di Cinira, da Vener tanto amato,
Quanto era Peritoo, ancor garzone,
Morbido nell’aspetto e dilicato:
Costui montato sopra un gran roncione
Del seme di Nettuno procreato,
Venne ad Atene, e incontro gli si feo
Il suo amico con festa Teseo.
43
E benchè fosse molto conosciuto
Peritoo in Atene, nondimeno
Sì era egli volentier veduto:
Perchè ciaschedun luogo n’era pieno
Del popol ch’era a lui veder venuto;
Tanto che appena il loco non capieno:
Così col suo Teseo sen venne adagio,
E con lui dismontò nel suo palagio.