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200 LA TESEIDE


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Vennevi Peritoo, che dalla madre
     Ancor le guance senza pelo avea:
     Questi con veste di drappi leggiadre
     Di biltà tutto nel viso splendea
     Bianco vermiglio, e colle luci ladre
     Chi rimirava con amor prendea:
     E biondo assai vie più che fila d’oro,
     Incoronato di frondi d’alloro.

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Nè crede alcun che sì bel fosse Adone
     Di Cinira, da Vener tanto amato,
     Quanto era Peritoo, ancor garzone,
     Morbido nell’aspetto e dilicato:
     Costui montato sopra un gran roncione
     Del seme di Nettuno procreato,
     Venne ad Atene, e incontro gli si feo
     Il suo amico con festa Teseo.

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E benchè fosse molto conosciuto
     Peritoo in Atene, nondimeno
     Sì era egli volentier veduto:
     Perchè ciaschedun luogo n’era pieno
     Del popol ch’era a lui veder venuto;
     Tanto che appena il loco non capieno:
     Così col suo Teseo sen venne adagio,
     E con lui dismontò nel suo palagio.