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234 | LA TESEIDE |
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Stettesi adunque, mentre il mondo chiuso
Tenne Apollo di luce, Palemone
Dentro dal tempio sagrato rinchiuso
Continovo in divota orazione:
Siccome forse in quel tempo era in uso
A chi doveva fare mutazione
D’abito scuderesco in cavaliere,
Com’e’ doveva, che era scudiere.
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E certo li predetti innamorati
Per lor piacevolezza in generale
Da tutti gli Ateniesi erano amati:
Perchè gl’Iddii da ciascun con eguale
Animo furo tututti pregati
Che gli guardasson d’angoscia e di male,
E ciascheduno in modo contentasse,
Che di lor nullo mai si biasimasse.
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Fra gli altri che agl’Iddii sagrificaro
Fu l’una Emilia più divotamente;
La qual sentendo quanto ciascun caro
Era degli due amanti alla sua gente,
Non sofferse il suo cuor d’essere avaro
Di porger preghi a Diana possente
In servigio di que’ che amavan lei,
Più che gli uomini in terra o in ciel gli Dei.