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248 | LA TESEIDE |
110
Nel qual scalee in cerchio si movieno,
E credo in più di cinquecento giri,
In sino all’alto del muro salieno
Con gradi larghi per petrina miri:
Sopra li quali le genti sedieno
A rimirare gli arenarii diri,
O altri che facessono alcun gioco,
Senza impedir l’un l’altro in nessun loco.
111
Al qual davanti era venuto Egeo
Con pompa grande, per voler vedere;
E similmente v’era già Teseo,
Che per fuggire iscandal me’ potere
Del teatro le porli guardar feo
Da molti, che là entro forestiere
O cittadin con arme non entrasse;
Senz’esse chi volesse sì v’andasse.
112
A questo tutti i popoli lernei,
Poscia che i lor maggiori ebber lasciati,
Sen venner, tanti che dir nol potrei,
Benchè v’entrasson tutti disarmati;
E come avien li lor con li dircei
Veduti, così s’eran separati,
Tenendo l’un la parte del ponente,
E l’altra incontro tenea l’oriente.