Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
296 | LA TESEIDE |
107
Nè mi vien all’orecchie Pegaseo
Alcuna volta dagli suoi chiamato,
Ch’io non divenga qual si fa Rifeo
Per le sue nevi dal sol riscaldato:
Ed il gridar Asopo ancor mi feo
Parer più volte col viso cangiato:
Nè veggio nullo, e sia qual vuol, cadere
Che non mi senta l’animo dolere.
108
Deh or gli avesse pur Teseo lasciati,
Quando noi gli trovammo nel boschetto,
Combatter soli: almen diliberati
Sariensi in lor di me, e con diletto
Avrebbe l’un gli abbracciar disiati
Di me, tenendol nel suo cor distretto
Senza scoprirsi; ed io non sentiria
Per lor nè ira nè malinconia.
109
Così m’hai fatto, Amore, e più non posso,
E senza amore innamorata sono:
Tu mi consumi, tu mi priemi addosso,
Per colpa degna certo di perdono:
Tu m’hai il cor dolorosa percosso
Con disusato e non saputo trono;
Ed or fossi pur certa che campasse
L’un d’essi due, e sposa men portasse.