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332 | LA TESEIDE |
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La donna fu assai quivi lodata
Da’ circustanti re e da Arcita;
E ben gli piacque ch’ella avea donata
A Palemone liberta spedita:
E similmente ancora fu pregiata
Di Palemone la risposta ardita,
Il qual da tutti accolto lietamente
Fu, ma più da Arcita veramente.
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Dopo che alquanto si fu riposato
Arcita ver Teseo cominciò a dire:
Signore, adempiuto è il tuo mandato
Con non poco di me grieve martíre;
E per quel credo d’aver meritato
Emilïa, e perdono al mio fallire,
La qual domando, se e’ t’è in piacere,
Se egli è tempo ch’io la deggia avere.
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A cui Teseo con voce grazïosa
Rispose: dolce amico, ciò m’è caro,
Nè disio tanto nessun’altra cosa;
E però in quel modo che lasciaro
A noi i nostri primi, quando sposa
Essi nell’età lor prima pigliaro,
Vo’ che solennemente ti sia data,
Ed in presenza degli re sposata.