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421 LA TESEIDE


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Era la giovinetta di persona
     Grande, e ischietta convenevolmente,
     E se il ver l’antichità ragiona,
     Ella era candidissima e piacente;
     Ed i suoi crini sotto una corona
     Lunghi assai, e d’oro veramente
     Si sarien detti, e il suo aspetto umíle,
     Il moto suo onesto e signorile.

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Dico che li suoi crini parean d’oro,
     Non per treccia ristretti ma soluti,
     E pettinati sì che in fra loro
     Non n’era un torto, e cadean sostenuti
     Sopra li candidi omeri, nè foro
     Prima nè poi si be’ giammai veduti:
     Nè altro sopra quelli ella portava
     Ch’una corona ch’assai si stimava.

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La fronte sua era ampia e spazïosa;
     E bianca e piana e molto dilicata,
     Sotto la quale in volta tortuosa,
     Quasi di mezzo cerchio terminata,
     Eran due ciglia più che altra cosa
     Nerissime e sottil, nelle qua’ lata
     Bianchezza si vedea lor dividendo,
     Nè ’l debito passavan sè estendendo.