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parte quinta | 95 |
III.
E ricordami ancor (ched e’ non fosse)
Che quando vidi il dardo inver lui gire,
Non so perchè pietà al cor mi mosse,
Ch’io gridai, guarti guarti, e poi a fuggire
Mi diedi, e vidi che ’l dardo percosse
In una quercia e fella tutla aprire,
Poi mi nascosi ivi presso in un bosco:
IV.
Non mi ricorda mai più ne’ dì miei,
Dappoi ch’io fui a Diana consecrata,
Ch’io vedessi uomo; e volesson gli Dei
Che ancora tu non m’avessi trovata,
Nè mai veduta, che ancora sarei
Da Dïana coll’altre annoverata,
Dov’or sarò, oimè, da lei sbandita,
V.
E tu, o giovinetto, il qual cagione
Sarai della mia morte e del mio danno,
Come tu sai, senza averne ragione,
Ti rimarrai senza alcuno affanno:
Ma sien di me a Diana testimone
Alberi e fiere che veduta m’hanno,
Com’io mi sono a mia forza difesa,
E come tu per forza m’hai offesa.