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parte quinta | 111 |
LI.
Come io veggo menare una foglia,
Le mie compagne mi credo che sieno:
Però il partir da me non ti sia doglia,
Che sopra me le colpe tornerieno.
Come che sia ’l partir contro mia voglia,
Pur io ’l consento perchè ’l mal sia meno;
E perchè si fa sera, e noi abbiano
LII.
Ma dimmi prima, giovane, il tuo nome,
Che accompagnata mi parrà con esso
Esser, e più leggier mi fien le some
D’amor, che non sarien sendo senz’esso.
Affrico disse: anima mia, or come
Potrò io viver non sendoti presso?
E ’l nome suo le disse e fece chiaro,
LIII.
Io non potrei giammai raccontar quante
Fiate fur per partirsi i due amanti,
Nè i baci e le parole, che fur tante
Che non si potrien dire in mille canti,
Ma puollo ben saper ciascun amante
Se di questi piaceri ebbe mai tanti,
E che gran doglia sia e che martire
Il partirsi da sì dolce disire.