Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/119

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parte quinta 113

LVII.

Affrico se ne giva inverso il piano,
     Mensola al monte su pel colle tira,
     Molto pensosa col suo dardo in mano,
     E del mal fatto forte ne sospira:
     Affrico, ch’era ancor poco lontano
     Da lei, con gli occhi la segue e la mira,
     A ogni passo indietro si voltava

     A rimirar colei che tanto amava.

LVIII.

Mensola ancora spesso si volgeva
     A rimirar colui che a forza amava,
     E che ferita sì forte l’aveva
     Che poco altro che lui desiderava:
     E l’uno all’altro di lontan faceva
     Ispesso cenni ed atti e salutava,
     Infin che non fu lor dal bosco folto

     E dalle coste e ripe il mirar tolto.

LIX.

Affrico si tornò dove nascoso
     Aveva il suo vestir quella mattina,
     E quivi giunto, senz’altro riposo
     Si vestì la gonnella masculina:
     Poi verso casa si tornò gioioso,
     E giunto là, la veste femminina
     Ripose nel suo luogo, che la madre
     Non se ne accorse nè ancora il padre.


ninf. fies. 8