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118 | ninfale fiesolano |
IX.
E’ mi par già che Dïana trasmuti
Le gambe mie in un corrente fiume,
Ovvero in fiera con dossi velluti;
E come uccel mi pare aver le piume,
O alber fatta con rami fronzuti,
E di persona perduto il costume;
Nè son più degna dell’arco portare,
X.
O padre, o madre, o fratelli, o sorelle,
Quando a Dïana prima mi sagraste,
E vestistimi le sacre gonnelle,
Ben mi ricorda che mi comandaste
Che a Dïana ubbidissi, e tutte quelle
Che seguon lei, e poi m’accompagnaste
In questi monti, non perch’io peccassi,
XI.
Voi non pensate ch’abbia rotta fede
Alla sacra Dïana, nè ch’io sia
In tanta angustia, nè niun di voi vede
In quanta pena sta la vita mia;
Che se ’l sapeste, nè pietà nè mercede
Non avreste di me, ma come ria
E peccatrice me uccidereste,
E certamente molto ben fareste.