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122 | ninfale fiesolano |
XXI.
Le quali l’avran forse ritenuta,
Però l’aspettar mio sarebbe vano:
E veggo già la notte esser venuta,
E i’ ho a ir di qui molto lontano;
E bench’io abbia oggi la beffa avuta
Per aspettarla in questo loco strano,
Io ci ritornerò pur domattina;
XXII.
Mensola s’era in su la nona desta,
Tutta dogliosa e forte addolorata,
Sendole molte cose per la testa
Gite, ch’ella se n’era spaventata,
Ma non l’impedì tanto la tempesta,
Ch’ella avesse però dimenticata
Ciò che ’l giorno davanti avea promesso
XXIII.
Ma tanto s’era di quel ch’avea fatto
Pentuta, che disposta è non tornare
Dove avea fatto con Affrico patto
Di doversi quel dì con lui trovare:
Ma quanto ella potesse in ciascun atto,
Volere il fallo suo grande occultare,
Acciocchè quando Dïana venisse
Il fallo ch’avea fatto non sentisse.