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parte sesta | 123 |
XXIV.
Nè però le potè giammai del core
Affrico uscire, che continuamente
Non gli portasse grandissimo amore,
E che nol disiasse occultamente;
Ma tanto la stringea forte il timore
Che aveva di Dïana nella mente,
Ch’ella non andò mai dove credesse
XXV.
Così passò ’l secondo e ’l terzo giorno,
E ’l quarto e ’l quinto e ’l sesto, e anco il mese,
Ch’Affrico mai non vide il viso adorno
Della sua amante: ma con molte offese
Vivea, facendo sovente ritorno
Nel luogo dove Mensola sua prese,
In qua e in là per lo monte cercando,
XXVI.
Ma nulla venia a dir la sua fatica,
Che la fortuna già fatta invidiosa
Di lui, e d’ogni suo piacer nimica,
Volle por fine misera e dogliosa
Alla sua vita dolente e mendica,
Come quella che mai non trova posa,
Ma sempre va le cose rivolgendo
Del mondo, nulla mai fermo tenendo.