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124 | ninfale fiesolano |
XXVII.
Perchè già sendo un mese e più passato,
Che non potea mai Mensola vedere,
Essendogli pel gran dolor mancato
Sì la natura, e la forza e il potere,
Che un animal parea già diventato
Nel viso e nel parlare e nel tacere:
E il capo biondo, smorto era venuto,
XXVIII.
Essendo un giorno a guardia del suo armento
Ind’oltre appiè del monte, come spesso
Egli era usato, gli venne talento
Di gire al loco là dove promesso
Da Mensola gli fu con saramento
Di ritornare a lui, e fussi messo,
Lasciando del bestiame il grande stuolo,
XXIX.
E pervenuto all’acqua del vallone
Ove Mensola sua sforzata avea,
Quivi mirandosi intorno il garzone,
O Mensola, in fra sè stesso dicea,
I’ non credetti mai tal tradigione
Della tua fè, che promesso m’avea
Di ritornar con saramenti e giuri;
Or par che poco di me o d’Iddio curi.