Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/133

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parte sesta 127

XXXVI.

Perchè senza dir nulla, di presente
     N’andò dove e’ sentì ch’era il suo armento:
     E non trovando Affrico, immantinente
     Su per lo fiume non con passo lento
     Tenne per trovar dove primamente
     Di quel sangue venia ’l cominciamento,
     E di chi fosse, e chi n’era cagione,

     E giunse al loco ov’Affrico trovone.

XXXVII.

Quando vide il figliuol morto giacere,
     Col dardo fitto nel giovinil petto,
     Appena in piè si potè sostenere,
     Sì fu da dolor subito costretto;
     E per l’un braccio con gran dispiacere
     Il prese, e disse: oimè, qual maladetto
     Braccio fu quel che ti ti Fonte/commento: ed. 1477diè tal fedita,

     O figliuol mio, che t’ha tolta la vita?

XXXVIII.

Egli il trasse dell’acqua, e in sulla riva
     Il pose lagrimando il padre vecchio,
     E con dolor quel giorno maladiva,
     Dicendo: o figlio del tuo padre specchio,
     Or che farà la tua madre cattiva,
     Che non avrà giammai un tuo parecchio?
     Che farem noi tapini e pien di duoli,
     Poichè rimasi siamo di te soli?