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parte sesta | 137 |
LXVI.
Ma sola ti starai nella caverna,
E’ panni porta larghi quanto puoi,
Senza cintura, che non si discerna
Il corpo grande pe’ peccati tuoi:
E quivi pianamente ti governa,
Dandoti pace, siccome far suoi;
E spesso vieni a me, ch’io ti diroe
LXVII.
Queste parole dieron gran conforto
Alla fanciulla, e disse: madre mia,
Poi che condotta sono a questo porto,
Pel mio peccato e per la mia follia,
E ben conosco molto chiaro e scorto
Che ’l vostro aiuto molto buon mi fia,
A voi mi raccomando e al vostro aiuto,
LXVIII.
Or te ne va’, Sinedecchia rispose,
Ch’i’ t’atterrò ben ciò ch’i’ t’ho promesso,
E non ti dar pensier di queste cose;
Tien pur celato il peccato commesso.
Mensola con le guance lagrimose
Disse: io ’l farò, e pel cammin più presso
Si mise, e ritornò alla sua stanza,
Alquanto confortata di speranza.