Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
160 | ninfale fiesolano |
LX.
Per la qual cosa la schiatta affrichea
Per grande sdegno tornar non vi volle,
Ma nel contado ognun si riducea,
Cioè nel loro primaio e antico colle,
Ove ciascuno abitazione avea,
Facendo quivi un forte battifolle
Per lor difesa, se bisogno fosse,
LXI.
Così gran tempo quivi dimoraro,
Insin che ’l buon re Carlo Magno venne
Al soccorso d’Italia, e a riparo
Della città di Roma, che sostenne
Gran novità. Allor si ragunaro
L’affrichea gente, e consiglio si tenne
Con gli altri nobil che s’eran fuggiti
LXII.
Che si mandasse a Roma al padre santo,
E al re Carlo Magno un’ambasciata,
Significando il fatto tutto quanto,
Come la lor figliuola rovinata
Giaceva in terra, e’ cittadin con pianto
L’avean per forza tutta abbandonata;
E perchè avean de’ Fiesolan paura,
Non vi potean rifar case nè mura.