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162 | ninfale fiesolano |
LXVI.
Adunque, poich’io sono al fin venuto
D’esto lavoro, a lui il vo’ portare,
Il qual m’ha dato la forza e l’aiuto,
E lo stile e l’ingegno del rimare:
Dico ad Amor, di cui son sempre suto,
Ed esser voglio, e lui vo’ ringraziare,
E a lui recare il libro dov’egli usa,
LXVII.
Altissimo signore, Amor sovrano,
Sotto cui forza valore e potenza
È sottoposto ciascun core umano,
E contro a cui non può far resistenza
Nessuno, sia quanto si vuol villano,
Il qual non venga tosto a tua obbedienza,
Pur che tu vuogli, ma pur più ti giova
XLVIII.
Tu se’ colui che sai, quando ti piace,
Ogni gran fatto ad effetto menare,
Tu se’ colui che doni guerra e pace
A’ servi tuoi, secondo che ti pare;
Tu se’ colui che li lor cuori sface,
E che gli fai sovente suscitare;
Tu se’ colui che gli assolvi e condanni,
E qual conforti, e a qual’arrogi danni.