Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/177

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lettera 7

della moltitudine indiscreta, nè al luogo d’onde e nel quale il misero è caduto.

Vogliono ragionevolmente gli antichi filosofi il mondo generalmente a chiunque ci nasce essere una città, perchè in qualunque parte di quello si trova il discreto, nella sua città si ritrova, nè altra variazione è dal partirsi, o dall’esser cacciato da una terra, e andare a stare in un’altra, se non quella ch’è in quelle medesime citta, che noi da sciocca opinione tratti nostre diciamo, da una casa partirsi e andare ad abitare in un’altra. E come i popoli hanno nelle loro particolari città al ben essere di quelle singolari leggi date, così la natura a tutto il mondo le ha date universali. In qualunque parte noi andremo, troveremo l’anno distinto in quattro parti: il sole la mattina levarsi e occultarsi la sera, le stelle ugualmente rilucere in ogni luogo, e in quella maniera gli uomini e gli altri animali generarsi, e nascere in levante come nel ponente si generano e nascono. Nè è alcuna parte ove il fuoco fia freddo, l’acqua di secca complessione, o l’aere grave, o la terra leggiera; e quelle medesime forze hanno in India le arti e gl’ingegni che in Ispagna, ed in quel medesimo pregio sono i laudevoli costumi in austro che in aquilone. Adunque poichè in ogni parte dove che noi ci siamo con eguali leggi siamo dalla natura trattati, e in ogni parte il cielo, il sole e le stelle possiamo vedere, e il beneficio della varietà de’ tempi e degli elementi usare, e adoperare l’arti e l’ingegno siccome nelle case dove nascemmo possiamo, che varietà porremo noi tra queste e quelle dove ci per-