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12 | ninfale fiesolano |
XXVII.
E fra sè stesso dicea: chi saria
Di me più grazïoso e più felice,
Se tal fanciulla io avessi per mia
Isposa? chè per certo il cor mi dice
Che al mondo sì contento uom non saria;
E se non che paura mel disdice
Di Dïana, io l’avrei per forza presa,
XXVIII.
Lo innamorato amante in tal maniera
Nascoso stava in fra le fresche fronde,
Quando Dïana veggendo che sera
Già si faceva, e che ’l sol si nasconde,
Che già perduta avea tutta la spera,
Con le sue ninfe assai liete e gioconde
Si levar ritte, e al poggio salendo
XXIX.
Affrico quando vide che levata
S’era ciascuna, e simil la sua amante,
Udì che da un’altra fu chiamata:
Mensola adianne, e quella su levante,
Con l’altre tosto sì si fu inviata:
E così via n’andaron tutte quante,
Ognuna a sua capanna si tornoe,
Poi Diana si partì e lor lascioe.