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parte prima | 15 |
XXXVI.
Che farò dunque, lasso, poi ch’io veggio
Che palesarmi saria ’l mio peggiore?
E s’io mi taccio veggio ch’è ’l mio peggio,
Perocchè ognor mi cresce più l’ardore?
Dunque per miglior vita morte chieggio,
La qual sarebbe fin di tal dolore:
Benchè io mi creda ch’ella penrà poco
XXXVII.
Cotali ed altre simili parole
Diceva il giovinetto innamorato:
Ma poi veggendo che già tutto il sole
Era tramonto, e che ’l cielo stellato
Già si faceva, il che forte gli duole
Per lo partir; ma poi ch’alquanto stato
Sopra sè fu, disse: o me tapino,
XXXVIII.
Ma pur levato, piede innanzi piede,
Pien di molti pensier per la rivera,
Si mosse ver l’ostello, chè ben vede
Che non ritorna qual venuto n’era:
Così pensoso, che non se n’avvede,
Alla casa pervenne, la qual’era,
Scendendo verso il pian, dalla fontana
Forse un quarto di miglio o men lontana.