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parte prima | 19 |
XLVIII.
Quando Affrico volea chieder mercede,
Sentì nel petto giugner la saetta,
La qual dentro passando il cor gli fiede,
Sicchè svegliato, le man pose in fretta
Al petto, che la freccia trovar crede;
Trovò la piaga esser salda e ristretta,
Poi guardò se la donna vi vedea
XLIX.
Ma non la vide, perch’era sparita,
E ’l sonno rotto che gliel dimostrava,
E battendogli il cor per la fedita
Che ricevuta avea, si ricordava
Della sua amante quando fe’ partita
Della fontana, e nel cor gli tornava
Gli atti gentili, col vezzoso modo,
L.
E poi dicea: questa donna mi pare,
Che or m’apparve, Vener col figliuolo,
E s’io ho bene inteso il suo parlare,
Promesso m’ha di far sentir quel duolo
A Mensola, che a me ha fatto fare:
Però s’ella esce mai fuor dello stuolo
Dell’altre ninfe, io pur m’arrischieroe,
Per forza o per amor la piglieroe.