Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/259

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epistola 89


Dell’essere mio in Firenze contra piacere niente vi scrivo, perocchè piuttosto con lagrime che con inchiostro sarebbe da dimostrare. Solamente cotanto vi dico che, come del pirata Antigono la fortuna rea in buona trasmutò Alessandro, così da voi spero doversi la mia trasmutare. Nè è nuova questa speranza, ma antica, perocchè altra non mi rimase nel mondo, poichè il reverendo mio padre e signore maestro Dionigi, forse per lo migliore, da Dio mi fu tolto: e questo di me al presente si basti. Le nuove cose e i varii accidenti avvenuti, li quali in coteste parti ora troverrete, son certo che non poco occuperanno l’animo vostro nella prima giunta, e perciò il più ora non scrivervi reputo onesto: sicuro ancora di tosto vedervi, concedendolo Iddio. Signor mio, colui ch’è d’ogni bene donatore, come l’anima vostra disidera, così vi governi.

Data in Firenze adì xxviii. d’Agosto anni Domini mcccxli.


Il vostro Giovanni di Boccaccio da Certaldo, e inimico della fortuna, la debita reverenza premessa, vi si raccomanda.