Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/291

Da Wikisource.

121

di cui spero che l’inerzia, la mole indigesta, e l’ignoranza mia grandissima saranno di sciolte qual nebbia, ed in tenuità maravigliosa si muteranno; spero d’ottener presto quel che domando; e già cominciai devotamente a digiunare la vigilia di sì gran festa; che se non credessi, le vostre labbra strepiterebbero, ed in lacrime presto mi disfarei, novello Narciso.

Mi accorgo d’aver molte cose detto, insulsamente chiacchierando e fuori di loco; arrogandomi ufizio non mio; che a me non tocca il dettare; per lo che meriterei d’essere in istatua marmorea trasformato. Nondimeno lo feci all’ombra della fiducia in tanto maestro, aspettandone le debite riprensioni in quel che bisogna.

Bramo che stiate bene. Dalle falde del Monte Falerno ec. Vostro in ogni cosa. (Giovanni da Certaldo.)




lett. 9