Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/298

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none d’invide ricchezze studiosa1, che non rendi solamente audaci i ricercatori di quelle, ma togli ad essi ancor le acquistate, ispirando timore, in tal modo conservasti la quiete di tua natura? torni pure il ciclo a girare all’indietro, da che ad uomo sin dall’infanzia tra le arti liberali incivilito, è nato e si è nudrito furor di guerra civile, lì dove quiete dell’animo per forza di natura raccogliesi, dove pace di Dio, pietà coltivando, si cerca2.

Dicendo così, vedeami come dinanzi agli occhi i divini pericoli a Mario, a Silla, a Pompeo, a Cesare ed agli altri promotori di civili discordie venuti, e pensando a loro non potea stare senza temere del pericolo tuo. Ma posto che in progresso di tempo udissi la tua magnanimità raccontare colle cose laudabili del tuo ingegno, senza ostacolo di timor ne godea; e se fossero avvenute a pro della repubblica della patria tua, non so chi ed Orazio Cocle, o Muzio Scevola, o M. Curzio nelle tue lodi potria mettere in campo, dato quel che n’udii anche dopo, cioè, che motivo laudabile non meno di quello dell’utile della repubblica ti movesse, qual’è l’amicizia, per cui la stessa repubblica non di rado è lasciata andare, ed è messa in devastazione, sendo che


  1. Juno regnorum ac divitiarum faciunt Deam, sic et conjugii, ut scribit Virgilius “Junoni ante omnes cui vincla jugalia curae„. Bocc, Geneal. Deorum, lib. ix, cap. i.
  2. Il testo è scorretto, o manca qualche cosa; onde tradussi così per dare un senso al periodo.