Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/306

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cuni annali, tenne il papato dopo l’anno millesimo da che Dio nacque fattosi uomo. Hai dunque dinanzi agli occhi due persone dello stesso nome bensì, ma di tempo, di patria, di cognome e dignità differenti.

Ora per sodisfare a’ tuoi studi, e al tuo lodevole esercizio in essi, bisogna venire al restante.

Appunto allorchè tu eri ansiosissimo di notizie intorno a Pier Damiano, come gli amici mi dissero, io stava cercando in Ravenna con grande istanza de’ Ravennati medesimi gli atti della vita di lui; ma nient’altro mi riusciva saperne fuori che il nome dell’uomo santo; come se avessi interrogato gli Ispani abitatori dell’ultimo continente circa le azioni ed i costumi di genti indiane. La vergogna maggiore, per tacere del resto, si è che interrogandone, non dirò i soli cittadini, ma gli eremiti stessi del luogo, veggoli stupefatti stare a udirmi parlare, come se avessi domandato di qualunque tu voglia abitatore della Tebaide, o romito antichissimo, quando cerco d’un uomo illustre cotanto tra’ suoi concittadini per la religione, e tra li successori suoi nella vestitura (non dico mica nelle opere), e nell’abitare in quel monastero fabbricato nell’adriatico lido per cura sua, dove fece la prima sua professione religiosa, e posevi li romiti, e il nome prese di Peccatore. Nel vedere ignote a tutti le sue gesta e ’l suo nome, come se a’ Mauri avessi domandato di Luceriano Bellovacense, o di Basilio armeno, o di qualunque altro antico e straniero de’ più sconosciuti, stomacato, il confesso, e condannando non solamente la negligenza