Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/32

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26 ninfale fiesolano

LXIX.

Tanto il diletto l’avea tranquillato
     Di Mensola cercare, e poi di quelle
     Ninfe che nella valle avea trovato
     Istare all’ombra di fresche ramelle,
     E poi del seguitarle trasviato
     Sol per saper di Mensola novelle,
     Che non s’accorse ch’egli era già sera

     E poco già lucea del sol la spera.

LXX.

Perchè malinconoso e mal contento
     Sè malediva, e la vegnente notte
     Che sì tosto venia, e poi con lento
     Passo scendeva giù per quelle grotte,
     Perchè di star più quivi avea spavento
     Delli animai crudeli, che a quell’otte
     Cominciavano a andar pe’ folti boschi

     Donando a chi trovavan de’ lor toschi.

LXXI.

Così senza aver punto il dì mangiato
     Verso la casa sua prese la via,
     Dove quel giorno dal padre aspettato
     Egli era stato con malinconia,
     Paura avendo che non fusse stato
     Da qualche bestia morto, ove che sia,
     E divorato con doglia l’avesse,
     Però a casa tornar non potesse.