Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/37

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parte seconda 31

IX.

Or sai della mia stanza la cagione,
     O caro padre, e di questo sii certo.
     E ’l padre, ch’avea nome Giraffone,
     Gli parve intender quel parlar coperto;
     E ben s’avvide, e tenne opinïone,
     Siccome savio e di ta’ cose esperto,
     Che ninfe state doveano esser quelle,

     Che dicea ch’eran cerbie tanto belle.

X.

Ma per non farlo di ciò mentitore,
     E non paresse che se ne accorgesse,
     E per non crescergli il disio maggiore
     Di più seguirle, ed ancor se potesse
     Far che lasciasse da sè questo amore,
     E senza palesargli giù il ponesse,
     Ciò che ha detto fa vista di credirgli,

     Poi cominciò in tal guisa a dirgli.

XI.

Caro figliuolo e dolce mio diletto,
     Per Dio, ti prego, ti sappi guardare
     Da quelle cerbie che tu hai or detto,
     Ed in mal’ora via le lassa andare,
     Che sopra la mia fede io ti prometto
     Che di Dïana sono; a diportare
     Si van pascendo su per questi monti,
     L’acqua bevendo delle fresche fonti.