Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
46 | ninfale fiesolano |
LIV.
E poi guardò il sol, che presso all’ora
Di nona era venuto, ond’e’ diceva:
Perchè io son d’ogni speranza fuora
D’aver colei, la qual io mi credeva,
Io non vo’ più quinci oltre far dimora,
Tornandogli a memoria quel ch’aveva
Raccontatogli il padre il dì davanti,
LV.
Dall’altra parte Amor gli facea dire:
Io non curo Dïana, pur che io
Solo una volta empiessi il mio disire,
Che poi contento sarebbe il cor mio;
E se mi convenisse poi morire,
N’andrei contento ringraziando Iddio;
Ma di lei più che di me mi dorrebbe:
LVI.
Cotai ragionamenti rivolgendo
Affrico in sè vi dimorò gran pezza,
Nè che si far nè che dir non sapendo,
Tanto amor lo lusinga e sì l’avvezza:
Pur nella fine partito prendendo,
Per non voler al padre dar gramezza,
A casa ritornar contro sua voglia,
Così si mise in via con molta doglia.