Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/62

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56 ninfale fiesolano

VI.

E disse alla sua donna: o cara sposa,
     Nostro figliuol mi pare addormentato,
     E molto ad agio in sul letto si posa,
     Sì che a destarlo mi parria peccato;
     E forse gli saria cosa gravosa
     Sed io l’avessi del sonno svegliato:
     E tu di’ vero, diceva Alimena,

     Lascial posare e non gli dar più pena.

VII.

Poscia che ’l sonno ebbe Affrico tenuto
     Nelle sue reti gran pezza legato,
     E fu nel petto suo tutto soluto,
     Un gran sospir gittando fu svegliato;
     E poi che vide non esser veduto
     Nel suo primo dolor fu ritornato:
     E non gli era però di mente uscito

     Il dolce sguardo che l’avea ferito.

VIII.

Ma per non far la cosa manifesta
     Al padre, che sentito già l’avea,
     Su si levò facendo sopravvesta
     Col viso infinto ad amor che ’l pugnea,
     E poi ch’alquanto il bel viso e la testa
     E gli occhi col lenzuol netti s’avea,
     Perch’era ancor di lacrime bagnato,
     Poi uscì fuori un pochetto turbato.