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parte terza | 67 |
XXXIX.
Perchè del tuo parlar presi speranza,
E l’animo disposi ad amar quella,
Avend’in ciò di te ferma fidanza;
Che un giorno ritrovandola, quand’ella
Mi vide, di me prese gran dottanza,
Ed a fuggir si diè crudele e fella,
E sì veloce, che una saetta
XL.
Nè mai potei con lusinghe e preghiera
Far ch’ella mai aspettar mi volesse,
Ma come veltro se ne gía leggiera,
Mostrando ben che poco le calesse
Della mia vita; e poi ardita e fera,
Vedendo ch’io a seguirla avea messe
Tutte mie forze, si volse, ed un dardo
XLI.
Allor potesti ben vedere, o Dea,
Che morto da quel colpo sarie stato,
Se un albero non fosse, il quale avea
Dinanzi a me, che ’l colpo ebbe arrestato:
Poi passò il monte, e più non la vedea,
Lasciando me tapino e sconsolato;
Nè pote’ poi ritrovarla giammai,
Ond’io rimaso son con molti guai.