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68 | ninfale fiesolano |
XLII.
Ond’io ti prego, o Dea, per tutti i preghi
Che far si posson per l’umana gente,
Ch’un poco gli occhi verso me tu pieghi,
E mira la mia vita aspra e dolente
Pietosamente, e fa’ che al cor tu leghi
Di Mensola il tuo figlio strettamente,
Sì che a lei faccia come a me sentire
XLIII.
E se tu questo non volessi fare,
Ti prego almen, che quando la mia vita
Verrà a morte, che poco può stare
Di qua, che far le converrà partita
Di questo mondo, e ’l corpo abbandonare,
Che la mia amante veggia tal finita,
E che la morte mia non le sia gioia
XLIV.
Appena avea finita l’orazione
Affrico, quando nel foco mirando,
Vide che in esso er’arso ogni tizzone,
E che la pecorella su levando,
L’una parte con l’altra raccozzone
Come fu mai, e poi forte belando,
Senz’arder punto, stette ritta un poco,
E poi ardendo ricadde nel foco.