Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/78

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72 ninfale fiesolano

LIV.

Non temer di sforzarla, che ’l mio figlio
     La ferirà in tal modo e maniera,
     Che uscire non potrà del suo artiglio:
     Di lei avrai ogni tua voglia intera.
     Or fa’ che tu t’attenga al mio consiglio,
     Ed avrai ciò che il tuo desire spera:
     Poi si partì, quand’Affrico sentissi,

     Ch’era già dì, e tosto rivestissi.

LV.

E come que’ che molto bene avea
     La visïon di quella Dea compresa,
     E molto questo modo gli piacea,
     Onde si fu allor la fiamma accesa
     Sì nel suo core, che già tutto ardea
     Per la grande speranza ch’avea presa,
     Perchè pensava come aver potesse

     Una gonnella la qual si mettesse.

LVI.

Ma dopo assai pensar si ricordava
     Che la sua madre aveva un bel vestire,
     Il qual non mai o poco ella portava,
     E ’nfra sè disse: s’io ’l posso carpire,
     Ottimo fia: poi la madre aspettava
     Se fuor di casa la vedesse uscire,
     Per quel vestire in tal parte riporre
     Che d’imbolio non l’avesse più a torre.